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La Rai e quel costo del lavoro senza concorrenti…

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Non è facile procedere a una dieta dimagrante in viale Mazzini. Secondo i dati di Wcavallo Raiikispesa a Sky il costo del lavoro pesa per il 7% dei ricavi, a Mediaset per il 13%, in Rai invece arriva fino al 36%. Nella televisione pubblica – chiamata dal governo a tagliare 150 milioni – non solo la quantità del personale è il problema, ma anche l’entità delle remunerazioni, spesso fuori mercato. La trasparenza sulle remunerazioni, specialmente di presentatori e star, è una battaglia difficile da combattere.

Nel gennaio 2014 un ricorso d’urgenza della Rai al tribunale di Bologna ha fermato il sito RaiWatch.it, che aveva iniziato a pubblicate dati non resi pubblici dalla televisione pubblica. Già il Codacons nell’aprile 2014 inviò un dossier alla Corte dei Conti evidenziando compensi ritenuti eccessivi per la situazione finanziaria della Rai o persino fuori mercato.

Corte dei Conti che, lo scorso febbraio nella relazione sul controllo della gestione finanziaria, aveva scritto: “Quanto ai costi di produzione appare indispensabile una loro sostanziale riduzione, in particolare per quelli riconducibili al Festival di Sanremo, alle fiction e alla programmazione finanziata con fondi diversi da quelli derivanti dal canone”. In questa prospettiva si inserisce “la liquidazione o l’incorporazione di talune società controllate (RAISat S.p.A., Rai Trade S.p.A., Rai Net S.p.A. e Rai Corporation)”.

Peraltro nell’anno 2013 in cui i dipendenti dell’azienda sono complessivamente diminuiti, i dirigenti del servizio pubblico radiotelevisivo sono ulteriormente aumentati.


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